lunedì 14 dicembre 2009

Railway to racism

Sono seduto sul treno che mi porta presso l’abitazione nella città dove studio.
E’ domenica mattina, e sono poche le persone in viaggio. Inizio a leggere il Corriere per farmi un’idea degli scontri avvenuti durante il quarantesimo anniversario di Piazza Fontata ed il primo giorno di manifestazione del controvertice ambientale a Copenaghen.
Nemmeno il tempo di finire l’articolo di seconda pagina che entrano due agenti della polizia, iniziando a passare in rassegna i documenti dei pochi passeggeri presenti.
Prima quello in fondo, poi il signore indiano seduto una fila davanti a me. Biglietto e documento.
Arriva il mio turno. Speriamo che con la scusa che sono un attivista non mi rompano per un qualsiasi motivo.
Passano oltre, senza nemmeno darmi un’occhiata.
Arrivano a due giovani africani. Uno di loro si rivela essere senza biglietto. Scende alla prossima stazione, ma prima saluta il suo compagno di viaggio: ci sentiamo presto.
Gli agenti tornano indietro, dall’indiano. Permesso di soggiorno ce l’hai? Strana domanda per un viaggiatore che ha già esibito biglietto e regolare carta d’identità.
Un poliziotto fa al suo collega: prima non mi risultava.
L’indiano li segue, dopo nemmeno due minuti torna a sedersi. Con freddezza gli augurano buon viaggio.
Passano nuovamente di fronte a me.
Anche questo giro passo inosservato. Non hanno bisogno di controllarmi biglietto e documento: sono un bianco.
Provo un grande senso di vergogna e impotenza.
Non ho più voglia leggere il giornale.

venerdì 11 dicembre 2009

Un brutto giorno di metà dicembre

Sono da poco passate le tre del pomeriggio quando otto ragazzi, ritrovatisi per quattro chiacchiere e una cicca dopo scuola, si vedono arrivare due suv e altre due pattuglie dei carabinieri.

Dove stavano allora, non potevano più rimanere. E’ scattato il sequestro del centro sociale Scalo Nuovo.

Parte così l'azione di requisizione ad opera della procura di Udine, dopo il via libera del giudice di pace Luciano Andretta, del centro sociale autogestito di Via scalo nuovo, vicino alla stazione ferroviaria. Mossa fortemente voluta dalle Ferrovie dello Stato, benché loro di quell’edificio non sapevano che farsene, ben prima che un gruppo di giovani anarchici decise di promuoverlo quale loro nuova sede, nel 2006, dopo il trasloco forzato da Via Volturno.

L'allontanamento degli occupanti avviene nella più totale calma: che resistenza potrebbero mai fare otto ragazzi delle superiori davanti a una squadra di robusti uomini in scuro con manganello e pistola alla cintola?

Agli agenti spaventa però più il luogo che gli occupanti in se.

Quel luogo è stato il centro catalizzatore di molti giovani di Udine e di fuori città, che si sentivano insoddisfatti di quello che il mercato dell’intrattenimento giovanile gli offriva e gli offre tutt’ora. Giovani che non erano interessati a farsi l’aperitivo in centro, a bersi il taglio il osteria, a spendere venti euro per entrare in discoteca: o magari potevano anche essere interessati a fare ciò, ma volevano avere lo stesso qualcosa in più.

Ciò che c’era a Udine non bastava per loro, e allora hanno deciso di procuraselo da soli.

Per tre anni, per non parlare dei precedenti diciannove della vecchia occupazione, quell’edificio è stata l’alternativa al conformismo e all’omologazione consumistica.
Ragazzi di nemmeno vent’anni, talvolta con l’aiuto di amici più esperti, più spesso da soli, hanno imparato a gestire per contro proprio il loro divertimento, organizzando i concerti della musica che più gli piace, pubblicizzando a costo zero le proprie iniziative e coinvolgendo in questa gioiosa macchina autogestita altri giovani entusiasti. Un entusiasmo che spesso nasce dalla voglia di darsi da fare per costruire un’alternativa reale a una società ormai alla deriva.

Queste ragazze e questi ragazzi, al pari di tanti altri loro coetanei, vivono una crisi che molto spesso non riescono a capire, ma che purtroppo subiscono costantemente: allo Scalo Nuovo riuscivano a contenere questa crisi, riprendendosi pezzo per pezzo la loro vita.

Ma il centro sociale autogestito è stato anche altro. Ha rappresentato il punto di partenza e di evoluzione di moltissime battaglie sociali, prima fra tutte quelle contro i tagli alla scuola del governo Gelmini: è stato lì che il Movimento Studentesco si è strutturato e si è dato corpo e voce.

Ora, la volontà e la violenza di qualche questurino troppo zelante e di burosauri delle ferrovie troppo ottusi ha bloccato questo laboratorio permanente di politica e di vita. Per alcuni erano forse troppe le collettività e le singolarità che riuscivano a modellare le proprie idee.

Un porto franco di ricchezze immateriali è stato chiuso. Questo non significa che a chiudere siano anche i portatori e i diffusori di questa intangibile ricchezza.

sabato 26 settembre 2009

So easy!

dire "sto andando in tribunale" è un ottimo modo per togliarsi dalle palle gli scocciatori

martedì 15 settembre 2009

Da oggi le nostre strade sono moooolto meno sicure



Purtoppo potremmo vedere sempre più spesso immagini come queste in futuro.

E' stata abrogata la legge che permetteva al cittadino di denunciare gli agenti delle forze dell'ordine che commettevano abusi.

DDL sicurezza: abrogata la norma che proteggeva il cittadino dagli abusi di un pubblico ufficiale

Con la fiducia di oggi al Senato sul Ddl 733 B, la maggioranza che sostiene il Governo Berlusconi, ha volutamente cancellato una norma che garantiva al cittadino di tutelarsi nei casi di sopruso perpetrato da autorità pubbliche. E’ stato abrogato infatti l’art. 4 del decreto legislativo luogotenenziale n. 288 del 14 settembre 1944 che prevedeva che i cittadini sono esenti da sanzioni «quando il pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio o pubblico impiegato» abbia causato la reazione dei cittadini «eccedendo con atti arbitrari i limiti delle sue attribuzioni».

L’art. 4 del decreto legislativo luogotenenziale 14 settembre 1944, n. 288 disponeva, infatti, che non si applicano le disposizioni di cui all’articolo 337 e all’articolo 339, comma 2, codice penale quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio ovvero il pubblico impiegato abbia dato causa al reato preveduto nell’articolo 337 c.p. eccedendo con atti arbitrari i limiti delle proprie attribuzioni.

Quindi se un cittadino si troverà a protestare perché lotta per il proprio posto di lavoro o per rivendicare diritti cancellati e le forze di polizia caricheranno a colpi di manganellate, l’eventuale reazione di un cittadino inerme che vorrà soltanto difendersi da un eventuale aggressione immotivata da parte delle forze dell’ordine, darà luogo inevitabilmente all’arresto e non potrà denunciare di essere stato vittima di un sopruso.

Insomma più manganellate per tutti!

Nel codice penale, infatti, alcuni articoli puniscono la resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale con pene che possono arrivare fino a 5 anni di carcere. Grazie all’articolo 4 del decreto legislativo luogotenenziale n. 288 del 14 settembre 1944 il cittadino poteva denunciare l’eventuale sopruso che aveva subito.

Una norma tutt’altro che desueta, e anzi applicata spessissimo come ad esempio dalla Corte di Cassazione nel 2005 per ritenere arbitrario il fermo per accertamenti e l’ammanettamento di una persona infondatamente sospettata d’essersi sottratta alla sorveglianza speciale, poi l’ha di nuovo applicata nel 2006, quindi l’ha trattata nel 2008, senza contare che anche la Corte Costituzionale l’ha esaminata ancora nel 2007 nell’ordinanza numero 36.

Un “piccolo dettaglio” che i principali media si sono dimenticati di citare.

domenica 19 luglio 2009

summer love

L'estate è uno di quei periodi in cui è concesso comportarci come degli adolescenti, senza per questo essere dei disadattati.

La chiesa di Geova

un testimone di Geova ha cercato di convincere mio padre, chiedendogli: perchè i fiori sono così belli?

Geniale e disarmante: come puoi replicare?

giovedì 26 marzo 2009

Ricordi romani


Scendiamo a Roma Termini che siamo più di un centinaio: tutti ci avviamo verso la Sapienza, poco distante..
Tengo per mano Vally, tutta esuberante e sorridente nonostante un viaggio in treno durato tutta la notte. Nicola è due passi dietro a noi, silenzioso quanto Erica: entrambi guardano assorbiti le colonne all'ingresso dell'università.
Entrati nella cittadella universitaria, ognuno di noi vorrebbe esplorarla. facoltà per facoltà.
Fisica, la prima che ci compare davanti, è tappezzata di striscioni. Uno, unico e grande, scende dal tetto, riportando il discorso di Calamandrei.
Sulle scalinate del piazzale la Minerva, s'è radunata già una piccola folla. un ragazzo fa sventolare una lunga asta cui è legata una bandiera nera. E' quella di Antifaschistische Aktion: serve ai ragazzi di Padova per darsi un punto di riferimento visibile per ritrovarsi.
Prima di fermarci al piazzale facciamo un giro per scienze politiche. Alcuni ragazzi del posto dicono che non ci sono problemi se dormiamo lì nei prossimi due giorni. Sono molto più aperti e disponibili dei fisici: per poter entrare nella facoltà di Fermi, devi superare i ragazzi al banchetto all'ingresso, a loro discrezione decidono se puoi entrare o meno. Se entri è perchè vuoi fermarti lì a dormire, non sono ammessi curiosi.
Il rigore quasi stalinista è giustificato dal fatto che l'interno è pieno di materiali delicati e costosi. In passato provocatori infiltrati hanno causato numerosi danni, gettando un forte discredito sugli occupanti dell'epoca.
Quelli che occupano ora non vogliono che si ripetano spiacevoli inconvenienti.
a scienze politiche entri ed esci come ti pare, i muri son tappezzati di volantini, foto, comunicati, dossier... il movimento delle ultime settimane raccontato sui quei numeri. A prevalere è un grande senso di ironia, la voglia di sommergere l'autoritarismo del governo con la gioia di chi manifesta.
Lasciamo i nostri zaini in un aula dove alcuni studenti si apprestano a fare un enorme grafitto sul muro in fondo all'aula. Gli artisti si aiutano a fare lo schizzo del disegno con un computer e un proiettore.
Li lasciamo al loro lavoro, e noi quattro ci dirigiamo verso il piazzale.
Mentre salgo la scalinata inontro un mio vecchio amico che ora studia a Venezia.
Gente bivacca in giro. Alcuni sono così stanchi che stanno sdraiati a terra a dormire dove capita.
Salgo fin in cima alla scalinata e guardo verso il piazzale. Ovunque studenti e vari gruppi, a centinaia se non migliaia continuano ad arrivare a riempire la Sapienza.
Nessuna bandiera di partito in giro, ovunque solo studenti con i loro striscioni: una forza spontanea, espressione di una malcontento nazionale e trasversale si sta radunando nella più grande università pubblica d'Europa, al momento occupata, invasa dalla protesta.
Solo un mese prima era impensabile un immagine simile.
Qualcosa sta cambiando.