giovedì 26 marzo 2009

Ricordi romani


Scendiamo a Roma Termini che siamo più di un centinaio: tutti ci avviamo verso la Sapienza, poco distante..
Tengo per mano Vally, tutta esuberante e sorridente nonostante un viaggio in treno durato tutta la notte. Nicola è due passi dietro a noi, silenzioso quanto Erica: entrambi guardano assorbiti le colonne all'ingresso dell'università.
Entrati nella cittadella universitaria, ognuno di noi vorrebbe esplorarla. facoltà per facoltà.
Fisica, la prima che ci compare davanti, è tappezzata di striscioni. Uno, unico e grande, scende dal tetto, riportando il discorso di Calamandrei.
Sulle scalinate del piazzale la Minerva, s'è radunata già una piccola folla. un ragazzo fa sventolare una lunga asta cui è legata una bandiera nera. E' quella di Antifaschistische Aktion: serve ai ragazzi di Padova per darsi un punto di riferimento visibile per ritrovarsi.
Prima di fermarci al piazzale facciamo un giro per scienze politiche. Alcuni ragazzi del posto dicono che non ci sono problemi se dormiamo lì nei prossimi due giorni. Sono molto più aperti e disponibili dei fisici: per poter entrare nella facoltà di Fermi, devi superare i ragazzi al banchetto all'ingresso, a loro discrezione decidono se puoi entrare o meno. Se entri è perchè vuoi fermarti lì a dormire, non sono ammessi curiosi.
Il rigore quasi stalinista è giustificato dal fatto che l'interno è pieno di materiali delicati e costosi. In passato provocatori infiltrati hanno causato numerosi danni, gettando un forte discredito sugli occupanti dell'epoca.
Quelli che occupano ora non vogliono che si ripetano spiacevoli inconvenienti.
a scienze politiche entri ed esci come ti pare, i muri son tappezzati di volantini, foto, comunicati, dossier... il movimento delle ultime settimane raccontato sui quei numeri. A prevalere è un grande senso di ironia, la voglia di sommergere l'autoritarismo del governo con la gioia di chi manifesta.
Lasciamo i nostri zaini in un aula dove alcuni studenti si apprestano a fare un enorme grafitto sul muro in fondo all'aula. Gli artisti si aiutano a fare lo schizzo del disegno con un computer e un proiettore.
Li lasciamo al loro lavoro, e noi quattro ci dirigiamo verso il piazzale.
Mentre salgo la scalinata inontro un mio vecchio amico che ora studia a Venezia.
Gente bivacca in giro. Alcuni sono così stanchi che stanno sdraiati a terra a dormire dove capita.
Salgo fin in cima alla scalinata e guardo verso il piazzale. Ovunque studenti e vari gruppi, a centinaia se non migliaia continuano ad arrivare a riempire la Sapienza.
Nessuna bandiera di partito in giro, ovunque solo studenti con i loro striscioni: una forza spontanea, espressione di una malcontento nazionale e trasversale si sta radunando nella più grande università pubblica d'Europa, al momento occupata, invasa dalla protesta.
Solo un mese prima era impensabile un immagine simile.
Qualcosa sta cambiando.